I Disordini Temporo Mandibolari (DTM) non sono associati all’occlusione?
I Disordini Temporo Mandibolari (DTM) non sono associati all’occlusione?
Una delle più durature controversie in ortodonzia riguarda l’ipotetico rapporto tra occlusione e DTM. Questa nuova revisione sistematica ci può dare qualche risposta?
Per molti anni abbiamo discusso, argomentato e dibattuto se l’occlusione può essere associata ai DTM. Per rispondere a tale domanda ci sono state conferenze, casi medico legali, sono state dedicate complete edizioni di riviste scientifiche, si sono sviluppate molteplici correnti di pensiero. In alcuni casi, si è avuto un approccio quasi religioso all’analisi occlusale ed al raggiungimento di un’occlusione perfetta.
D Manfredini et al
J Oral Rehabil. doi:10.1111/joor.12531
Lo studio è stato condotto da un team proveniente dalla meravigliosa città di Ferrara, in Italia. L’intenzione era stabilire se “esiste associazione tra alcune caratteristiche occlusali ed i disordini temporomandibolari”.
Cosa hanno fatto?
Hanno condotto una revisione sistematica della letteratura fino al 2017.
Il PICR (PICO) era
Partecipanti: popolazione adulta
Intervento: qualsiasi intervento o associazione
Controllo: descrizione delle caratteristiche occlusali dei pazienti
Risultato: misura dell’associazione tra le caratteristiche occlusali e DTM.
Furono inclusi studi caso controllo e studi sulla popolazione.
Gli autori hanno effettuato una ricerca elettronica delle pubblicazioni. Gli studi sono stati revisionati, in maniera indipendente, da due autori. Infine, hanno effettuato la valutazione della qualità dei lavori usando la scala Newcastle-Ottowa per gli studi caso controllo.
Cosa hanno trovato?
Hanno analizzato un campione finale di 822 citazioni, ridotti a 25 a seguito dei filtri…
Di questi, 17 erano casi controllo che confrontavano un campione di soggetti con DTM con individui sani. 8 lavori valutavano le caratteristiche dell’occlusione in soggetti affetti da segni e sintomi di DTM con soggetti sani, provenienti da una popolazione di non pazienti.
Analizzando attentamente i lavori hanno trovato che:
C’era un’ampia variabilità delle caratteristiche occlusali indagate e la diagnosi di DTM.
Solo in pochi lavori era stata effettuata l’analisi multivariata dei dati.
C’era una marcata eterogeneità tra i lavori.
La conclusione finale fu che c’era mancanza di una associazione clinica rilevante tra DTM ed occlusione.
Infine, all’analisi della qualità degli studi, solo due lavori risultarono di alta qualità, mentre la maggior parte fu catalogata come di qualità media.
Complessivamente, sembra che abbiano valutato che nonostante talvolta sia stata descritta l’associazione tra fattori occlusali e DTM , tali ritrovamenti non sono consistenti. Questa mancanza di consistenza è un dato importante.
Infine gli autori hanno concluso che:
“Non ci sono le basi per ipotizzare un ruolo importante dell’occlusione nella fisiopatologia dei DTM”.
“I clinici sono incoraggiati a progredire e ad abbandonare l’ormai datato paradigma gnatologico”.
Cosa ne penso?
Inizialmente ho pensato: ottimo, non c’è relazione tra occlusione e DTM. Ciò significa che i trattamenti ortodontici non possono essere “incolpati” di provocare DTM e, pertanto, anche che noi non li possiamo “curare”. Ciò ci evita molti dei problemi che abbiamo affrontato, in questo settore, in quanto specialità.
Successivamente ho analizzato con attenzione la revisione.
Pensavo che fosse stata condotta bene e che gli autori avessero provato ad analizzare una notevole quantità di letteratura. Effettivamente, non avevano trovato nulla che potesse mettere l’occlusione in relazione ai DTM.
Ho analizzato la descrizione dei lavori che erano stati inclusi e, nel complesso, non ho potuto fare a meno di concludere che gli autori hanno raggiunto tale conclusione essenzialmente perché la ricerca condotta non era ben fatta e che c’era un’evidente mancanza di consistenza tra gli studi.
Ciò non è raro, e scommetterei che se accadesse nell’analisi della letteratura sugli effetti delle estrazioni, sull’associazione tra i trattamenti ortodontici e la respirazione e persino per gli effetti stessi dei trattamenti ortodontici, si arriverebbe alla medesima conclusione.
Devo giungere alle stessa considerazione fatta per altri campi di ricerca, e cioè che esiste assenza di evidenza. Ciò non significa che non c’è evidenza, significa che ci potrebbe essere un effetto, ma che non l’abbiamo ancora trovato. Ne ho già parlato in miei blog precedenti.
Cio’ dove ci conduce?
La mia conclusione finale è che in questa situazione dobbiamo ricordare che non abbiamo evidenza per sostenere i trattamenti ortodontici volti a trattare i DTM, alterando o correggendo l’occlusione. Di conseguenza, o non dobbiamo più intraprendere tali tipi di trattamenti o, se vogliamo ancora continuare a farli, dobbiamo spiegare ai nostri pazienti che non esiste evidenza scientifica a supporto di tale approccio.
Sono già giunto a tale conclusione in passato per altri trattamenti e, anche se risulta piuttosto deprimente, rappresenta lo stato attuale della nostra conoscenza. Ancora, ritengo che questa area rappresenti un grande campo per la ricerca e sarebbe molto bello se qualcuno potesse condurne una di alta qualità.
Emeritus Professor of Orthodontics, University of Manchester, UK.