Marketing ortodontico: i ricercatori non sono al passo con i tempi?
Diverse volte ho già parlato della scarsa evidenza scientifica che vi è a supporto di nuove tecniche e materiali ortodontici molto venduti. Il post riguarda una nuova pubblicazione che analizza questo importante problema.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a svariate novità che le aziende hanno fortemente pubblicizzato in assenza di una chiara evidenza scientifica. Per di più, i ricercatori indipendenti che hanno studiato tali novità hanno concluso che i vantaggi rispetto agli approcci tradizionali erano piuttosto esigui. Di questo argomento ho già parlato e sono stato accusato di essere eccessivamente critico, prepotente o di fare il predicatore da un pulpito elettronico. Per tale motivo, questo studio pubblicato da Progress in Orthodontics mi ha molto interessato.
Lo studio è stato condotto da un gruppo dall’East End di Londra e da Berna, Svizzera.
Seehra et al. Progress in Orthodontics (2017) 18:14 DOI 10.1186/s40510-017-0168-y
Nell’introduzione, gli autori sottolineano come interessi economici abbiano favorito l’insorgenza di insistenti pubblicità di prodotti ortodontici non testati, inducendo al loro precoce utilizzo. Esempi sono i bracket autoleganti, le micro osteoperforazioni e l’applicazione di vibrazioni. In seguito, ricercatori universitari hanno condotto degli studi indipendenti su tali affermazioni. Ciò può rappresentare uno spreco nel campo della ricerca. Di conseguenza, gli autori dello studio hanno voluto valutare la prevalenza di trial clinici ortodontici alla base dei prodotti pubblicizzati.
Cosa hanno fatto?
Hanno realizzato una revisione sistematica standard, ben condotta. Sono stati inclusi tutti i trial randomizzati del periodo 2012-2016, che valutassero un intervento ortodontico, aventi un gruppo controllo. Ottenuto il campione finale, hanno registrato i dati riguardanti:
- Regione dell’autore
- Intervento pubblicizzato
- Direzione dell’effetto del trattamento (positivo/negativo)
- Dichiarazione di sponsorizzazione/finanziamento/conflitto d’interesse
Cosa hanno trovato?
Hanno trovato 84 Studi Clinici Randomizzati. La maggior parte (48%) era stata condotta da europei, il 33% era stato pubblicato da autori né americani né europei e solo il 17% furono condotti in USA.
Il 45% degli studi clinici riguardava l’analisi di prodotti già messi in commercio. I trial rimanenti valutavano interventi non clinici e non commercializzati, per esempio modifiche della crescita, molle di chiusura, etc…
In più del 50% del totale dei trial trovarono un effetto positivo del trattamento.
La loro conclusione finale fu che:
“La metà dei trial ortodontici riguardava prodotti già in vendita ed in quasi il 44% non veniva riportato alcun vantaggio dal prodotto in questione”.
Cosa ne penso?
Ritengo sia un lavoro molto importante ed interessante. Gli autori hanno scritto una bella discussione i cui punti principali sono i seguenti:
Innanzitutto abbiamo bisogno di avere un’adeguata ricerca alla base dello sviluppo di nuovi prodotti.
E’ significativo che abbiano trovato un terzo dei trial focalizzato sulla velocizzazione dei trattamenti, dimostrando differenze significative solo minime nella velocità di spostamento.
Hanno sottolineato che la licenza per nuovi prodotti non richiede dati clinici a supporto. Comunque, in assenza di evidenza clinica, le affermazioni circa la velocizzazione dei trattamenti o la riduzione del numero di estrazioni, non dovrebbe essere fatta.
Infine, penso che abbiano evidenziato un aspetto molto importante. Cioè che le ricerche universitarie hanno un costo, economico e di opportunità. Se le aziende effettuassero le ricerche prima del lancio del prodotto, le università potrebbero investire tempo e denaro in altri utili studi. Ciò ha rappresentato uno spreco nella campo della ricerca.
Il mio commento finale, in questo post, è una preghiera rivolta ai Key Opinion Leaders, anche se probabilmente saranno parole al vento. Cortesemente pensateci bene prima di pubblicizzare sviluppi che non abbiano il supporto dell’evidenza scientifica. Voi avete una grande responsabilità nei confronti dei nostri pazienti, dei colleghi ortodontisti e dei ricercatori universitari.